arteideologia raccolta supplementi
made n.15 Maggio 2018
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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301 . Gli uomini elevati si distinguono dagli inferiori per il fatto che vedono e odono indicibilmente di più e che vedono e odono pensando — e appunto questo distingue l’uomo dall’animale e gli animali superiori dagli inferiori.
Il mondo diventa sempre più pieno per colui che cresce innalzandosi all’altezza dell’umanità; sempre più vengono gettate verso di lui le esche dell’interesse; la quantità dei suoi stimoli è in costante aumento e così pure la quantità delle sue forme di piacere e dispiacere, — l’uomo superiore diventa sempre più felice e insieme più infelice.
Ma in tutto ciò un’illusione rimane la sua fedele compagna: egli crede di essere posto come spettatore e ascoltatore davanti al grande spettacolo, drammatico e musicale, che è la vita; chiama la sua natura contemplativa e intanto non si accorge che è egli stesso anche il vero poeta, che continuamente scrive il poema della vita, — e che si distingue bensì molto dall’attore di questo dramma, il cosiddetto uomo d’azione, ma si distingue ancor più da un mero osservatore e ospite d’onore davanti alla scena.
Di lui, come poeta, è certamente caratteristica la vis contemplativa e lo sguardo retrospettivo rivolto alla sua opera, ma insieme e anzitutto la vis creativa, che all’uomo d’azione manca, checché ne dicano l’evidenza e la credenza universale.
Siamo noi, i pensanti-senzienti, a fare veramente e continuamente qualcosa che non c’è ancora: tutto il mondo eternamente crescente delle valutazioni, dei colori, dei pesi, delle prospettive, delle scale gerarchiche, delle affermazioni e negazioni.
Questo poema da noi creato viene continuamente introiettato con l’apprendimento e l’esercizio e tradotto in carne e realtà, anzi in quotidianità, dai cosiddetti uomini pratici (i nostri attori, come si è detto).
Qualunque cosa abbia valore nel mondo attuale, non ce l’ha in sé, per sua natura, — la natura è sempre scevra di valore — ma il valore le è stato dato, donato una volta, e siamo stati noi a darglielo e a donarglielo! Soltanto noi abbiamo creato il mondo che in qualche modo interessa all’uomo! — Ma proprio questo sapere ci manca, e se una volta ci capita di afferrarlo per un momento, nel prossimo l’abbiamo di nuovo dimenticato: noi misconosciamo le nostre forze migliori e stimiamo noi stessi, i contemplativi, di un grado più in basso, — non siamo né così orgogliosi né così felici come potremmo essere.

Friedrich Nietzsche, 1882, La gaia scienza. 301 - L'illusione dei contemplativi .

LETTERA DAL CARCERE . mattino e sera

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Joseph Kosuth . 2002 . Friedrich Nietzsche . 1882
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